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Acropoli

Tempio di giove
Il Tempio di Giove si trova sulla sommità dell’acropoli e fu scavato tra il 1924 ed il 1932: oggi ne restano solo pochi resti ed è in parte crollato nella sua parte occidentale; costruito nel corso del VI secolo a.C., si notano i blocchi in tufo delle fondamenta, mentre durante il periodo augusteo il tempio fu ridotto solo alla parte centrale della base; anch’esso tra il V ed il VI secolo fu convertito in basilica cristiana, con il presbiterio istallato all’interno della cella, alle sue spalle il fonte battesimale, rivestito in marmo, ancora oggi ben visibile e costituito da tre scalini per la completa immersione del fedele e tombe nel pavimento.
Tempio di iside
Iside, la grande dea dell’amore, la madre misericordiosa, il cui culto cominciò ad avere grande seguito prima grazie a Caligola e poi ai Flavi, ebbe grande diffusione nei principali porti commerciali della Campania, primo fra tutti quello di Pozzuoli.
Nella città flegrea Iside aveva un suo grande tempio, oggi perduto, ma di cui si conosce l’esistenza grazie ad alcune raffigurazioni su fiaschette di vetro.
Il Tempio risalente al periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. ed utilizzato fino al II secolo, quando venne distrutto dai cristiani, fu scoperto nel 1992 sulla spiaggia antistante l’acropoli: il tempio, più grande del Tempio di Iside di Pompei, è composto da un podio sul quale sono stati ritrovati resti di pavimentazione e di pitture finemente realizzate ed una vasca, all’interno della quale vennero rinvenute tre statuette raffigurante Iside, una sfinge ed una sacerdotessa con Osiride, tutte con la testa rotta, forse per volere dei cristiani ed oggi esposte al museo archeologico nazionale di Napoli.
Antro della sibilla

L’Antro della Sibilla venne rinvenuto da Amedeo Maiuri nel 1932 e identificato come il luogo dove la Sibilla Cumana esercitava la sua attività di sacerdotessa di Apollo: tuttavia non esiste nessuna prova certa che sia realmente il luogo dove venivano effettuate le divinazioni, anche se diverse opere descrivono un luogo simile a questo; secondo alcuni archeologi potrebbe trattarsi di una semplice opera difensiva. A sostegno di quest’ultima ipotesi vi sono la posizione della galleria posta sotto la sella che unisce l’acropoli con la collina meridionale, l’analogia con altre strutture difensive di ambiente magnogreco e il confronto, infine, con le testimonianze antiche che riguardano la costruzione di fortificazioni. Si tratterebbe dunque di una difesa avanzata, parallela alla linea delle sovrastanti fortificazioni e a quella della costa. La galleria è lunga circa centotrenta metri, è scavata interamente nel tufo e consta di una galleria rettilinea, il dromos, di forma trapezoidale e privo dell’ingresso originario. Il lato esterno è scandito da sei grandi fenditure, anch’esse trapezoidali, che immettono luce nella galleria. Sul lato orientale si apre un’altra galleria con tre ambienti rettangolari disposti a croce costituenti altrettante cisterne rifornite da un canale nelle quali si dice la Sibilla si lavasse e poi, indossata una lunga veste, si recasse nella stanza più interna, donde da un alto trono vaticinava. Sul fondo dell’antro si apre un ambiente con copertura a volta e tre nicchie, di cui quella sulla destra di dimensioni maggiori, somigliante quasi ad un cubicolo, probabilmente chiusa da un cancello, come dimostrato dai fori degli stipiti, ritrovati sulle pareti.
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