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Arco felice vecchio

Lungo la strada che da Pozzuoli conduce all’antica acropoli di Cuma, si passa sotto l’Arco Felice Vecchio, una meraviglia dell’ingegneria di epoca romana. Alto 20 metri e lungo 6 metri, l’arco fu realizzato sotto l’imperatore Tito Flavio Domiziano intorno al 95 d.C. per consentire il passaggio della via Domitiana attraverso il Monte Grillo.
Un progetto che rientrava nel programma di potenziamento della rete viaria dell’impero.
La Domitiana, l’arteria di comunicazione più rapida tra Napoli e Roma, era infatti una diramazione della via Appia (la strada che collegava Roma a Brindisi): partiva da Sinuessa (nei pressi di Mondragone), costeggiava il litorale flegreo e si prolungava fino a Pozzuoli e a Napoli, mentre una diramazione minore conduceva a Cuma e a Miseno, dove era di stanza proprio una delle due principali flotte militari romane, la Classis Misenensis.
Per costruire l’Arco gli ingegneri romani allargarono la gola che divideva a metà la collina di Monte Grillo, scavata secoli prima dai greci.
La struttura fu realizzata in opera laterizia e rivestita da lastre marmoree, era costituita da un alto fornice, sormontata da due ordini di archi; i piedritti presentavano, su entrambe le facce, tre nicchie destinate ad accogliere statue.
L’opera che ammiriamo ancora oggi (e che è stata recentemente oggetto di lavori, compiuti dalla Soprintendenza Archeologica, per consolidare gli archi posizionati al secondo ed al terzo livello), aveva la funzione di contenimento per frane ed eventuali smottamenti ma anche di viadotto di collegamento tra i due versanti del crinale del Monte Grillo.
Col tempo assunse anche una funzione difensiva diventando la monumentale porta della leggendaria città di Cuma per chi veniva da Pozzuoli.

L’Arco Felice Vecchio (english version)

Along the road that leads from Pozzuoli to the ancient acropolis of Cuma, you pass under the Arco Felice Vecchio, an engineering marvel from the Roman era. 20 meters high and 6 meters long, the arch was built under the emperor Titus Flavius Domitian around 95 A.C. to allow the passage of the Via Domitiana through Monte Grillo.
A project that was part of the program to upgrade the empire’s road network.
The Domitiana, the fastest communication artery between Naples and Rome, was in fact a branch of the Via Appia (the road that connected Rome to Brindisi): it started from Sinuessa (near Mondragone), skirted the Phlegraean coast and extended as far as in Pozzuoli and Naples, while a minor branch led to Cuma and Miseno, where one of the two main Roman military fleets, the Classis Misenensis, was stationed.
To build the Arch, Roman engineers widened the gorge that divided the hill of Monte Grillo in half, dug centuries earlier by the Greeks.
The structure was built in brickwork and covered with marble slabs, it consisted of a high archway, surmounted by two orders of arches; the piers had, on both faces, three niches intended to accommodate statues.
The work that we still admire today (and which has recently been the subject of works, carried out by the Archaeological Superintendence, to consolidate the arches positioned on the second and third levels), had the function of containment for landslides but also as a viaduct connection between the two sides of the Monte Grillo ridge.
Over time it also assumed a defensive function becoming the monumental gate of the legendary city of Cuma for those coming from Pozzuoli.

 

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