Necropoli
Necropoli della via Consularis Puteoli-Capuam: poco dopo aver superato il cavalcavia della Roma-Napoli, si possono notare i resti del vestibolo della Porta,che introduceva dall’abitato nel suburbio all’inizio della grande via Campana. L’antica via Consularis di collegamento tra Pozzuoli e Capua era costeggiata da numerosi edifici funerari. Oggi non si ha più una percezione totale e compatta della necropoli, ma si comprende la sua grandezza attraverso i numerosi resti conservati fino all’altezza di Quarto. Diversi sono i punti dove si possono seguire le tracce della necropoli, sulla via Campana, lungo la quale si incontrano a diverse altezze alcuni colombari (presso la Stazione Ferroviaria, presso lo svincolo per la Tangenziale, all’imbocco della galleria ferroviaria Montagna Spaccata), su via Cupa Cigliano, su via vicinale Celle, via Luciano. Altri resti di ipogei e colombari sono documentati in Via Vigna, la quale sembra ricalchi un antico percorso stradale. Oltre a questi “frammenti ” sparsi rimangono alcune testimonianze più cospicue, con una sequenza compatta e numerosa di monumenti funerari, nell’area di San Vito edi via Celle.
La necropoli del fondo Di Fraia: In una proprietà privata (vicina al ponte della Tangenziale) lungo la via Campana antica , laddove si conserva anche parte del basolato romano, si trovano quattro colombari dei quali i due più grandi sono notevoli per la loro decorazione interna. Gli stucchi ancora conservati in situ (altri furono asportati e venduti) compongono eleganti cornici e figure appartenenti al corteggio dionisiaco, scenette con eroti cacciatori o legati all’ambiente marino, oltre ad una raffigurazione di Ercole poggiato alla sua clava. Queste decorazioni sono state datate, per lo stile, all’età flavia ed ovviamente, vista la qualità della produzione, si ritiene che i due monumenti dovessero appartenere a personaggi altolocati. Questi mausolei furono usati per lungo tempo, vista la presenza di sepolture ad inumazione più tarde; in uno dei colombari è conservata anche una cattedra, elemento di arredo degli ambienti funerari, che voleva simboleggiare la presenza del defunto durante i pasti rituali svolti in sua memoria.
Parco Archeologico della via Puteolis-Neapolim: Anche noto come “necropoli di via Antiniana”. Durante dei lavori effettuati negli anni Novanta venne individuata l’antica via di collegamento tra Napoli e Pozzuoli. Le indagini archeologiche hanno evidenziato la lunga vita del percorso (dal VII-VI sec. a.C.), mentre il basolato risale al I d.C..
La strada risulta fiancheggiata a monte da alcuni mausolei gentilizi più antichi, appartenenti a famiglie aristocratiche e collegati alle proprietà terriere circostanti; a valle, invece, i monumenti funerari sono soprattutto colombari, ininterrotti e dall’aspetto regolare e semplice. Alcuni di questi edifici presentano un particolare interesse per le significative informazioni che hanno restituito, in particolare alcune testimonianze epigrafiche hanno permesso di conoscere i nomi dei proprietari delle sepolture; presso il monumento più antico sul lato est della strada si è ritrovata, infatti, la lapide con il nome del medico Menander, mentre un’altra lastra, rinvenuta sulla strada, reca un lungo testo in greco con la storia di Bettiniano, segretario del ginnasio (associazione di atleti), nativo di Cesarea, il quale si era recato a Baia per cure termali, ma la sua vecchiaia non lo risparmiò. La necropoli fu utilizzata a lungo, come testimoniano sepolture più tarde di IV-V secolo d.C., spesso inserite in edifici precedenti. Oggi la necropoli e la strada si trovano sotto un ponte con arcate di ferro, realizzato per garantire la viabilità moderna.
La necropoli paleocristiana di San Vito – Villa Elvira
Lungo quella che fu la via Consularis Campana, nell’attuale zona di San Vito, si trova il Mausoleo Paleocristiano dell’antica Puteoli. La scoperta è stata fatta durante i lavori di restauro di una masseria ottocentesca (denominata “Villa Elvira”), interventi che, per la prima volta in Italia, hanno reso necessaria una convenzione tra un privato (la famiglia Russolillo, proprietaria dell’edificio) e la Soprintendenza Archeologica, sotto la cui alta sorveglianza sono state effettuate le opere. Tale ritrovamento è il secondo, per importanza, in tutta l’Italia meridionale. Qui, infatti, si trova la più antica testimonianza del Cristianesimo a Pozzuoli (nato nel 61 d.C. in seguito allo sbarco, sulle coste Flegree, dell’apostolo Paolo), nonché le tracce di una comunità che vide proprio in questo luogo il martirio di Sant’Artema. Tra i reperti recuperati, una moneta in bronzo che trova confronto con il sesterzio coniato da Marco Aurelio a nome della moglie Faustina Minore, tra il 161-176 d.C. nonché una decorazione parietale all’interno di un mausoleo che presenta l’immagine di un ambiente rupestre al centro del quale vi è la figura del Buon Pastore, accompagnata da due pecore, uno dei primi simboli dell’arte paleocristiana.
La necropoli paleocristiana di San Vito – Villa Elvira (english version)
Along what was Via Consularis Campana, in the current area of San Vito, is the Paleo-Christian Mausoleum of ancient Puteoli. The discovery was made during the restoration works of a nineteenth-century farmhouse (called “Villa Elvira“), interventions which, for the first time in Italy, required an agreement between a private individual (the Russolillo family, owner of the building) and the Archaeological Superintendency, under whose supervision the works were carried out. This find is the second most important in all southern Italy. Here, in fact, is the oldest testimony of Christianity in Pozzuoli (born in 61 A.C. following the landing of the apostle Paul on the Flegrean coast), as well as traces of a community that saw the martyrdom of St. Artema. Among the finds recovered, a bronze coin that finds comparison with the sestertius minted by Marcus Aurelius in the name of his wife Faustina Minore, between 161-176 A.C. as well as a wall decoration inside a mausoleum which presents the image of a rupestral environment in the center of which there is the figure of the Good Shepherd, accompanied by two sheeps, one of the first symbols of early Christian art.
La necropoli di via Celle
La necropoli romana, databile tra il I ed il II secolo d.C., sorge nell’attuale zona di via Celle, ossia anticamente lungo il tratto della via Consularis Puteolis-Capuam, nel punto in cui si innesta la via Puteolis-Neapolim. Dell’area sepolcrale è stato individuato un gruppo di quattordici mausolei funerari, i cosiddetti colombari, già scoperti nel ’700 (e così chiamati per la loro somiglianza con i locali che custodiscono i colombi: gran parte di essi vennero utilizzati come “celle” per il ricovero del bestiame, e da qui trae il nome l’attuale strada), mentre i primi scavi regolari risalgono agli anni ‘30 del ‘900; ma solo negli anni ’60 del ‘900 si riuscì a liberare l’intero gruppo di edifici lungo il lato Est della strada.
Il complesso funerario comprende varie tipologie di edifici funerari, e anche varie aree destinate all’esecuzione dei riti legati al culto dei morti. Si tratta di edifici con ambienti coperti con volta a botte e pareti caratterizzate da nicchie destinate a contenere le olle con le ceneri dei defunti. Gli edifici sono spesso sviluppati su più livelli, per poter accogliere le incinerazioni dei membri di corporazioni e collegia. A partire dal II sec. d.C. con il nuovo rito dell’inumazione i mausolei vengono utilizzati per le sepolture a formae. A ridosso è stato portato alla luce l’unico edificio del complesso non adibito alla sepoltura ed interpretato come collegium funeraticium, (associazione i cui membri, per lo più in condizioni economiche disagiate, aggregandosi, potevano assicurarsi con poca spesa una sepoltura decorosa) caratterizzato da una pianta rettangolare sviluppata attorno ad un cortile al centro del quale fu eretto un mausoleo, l’unico rivestito in grandi blocchi parallelepipedi in piperno. Qui si conservano elementi decorativi in marmo, nonché una pavimentazione a mosaico bianco e nero, testimoni dell’antico prestigio del complesso. A Nord del cortile si aprono due ambienti, mentre ad Est e a Sud vi è un corridoio porticato su due piani, lungo il quale, nell’ala settentrionale, si dispongono una serie di ambienti di servizio su due livelli; mentre, nell’angolo Nord-Est, un piccolo cortile, dotato di cisterna, permette l’accesso tramite una scala al piano superiore che ha la stessa planimetria di quello inferiore. Il braccio meridionale del corridoio conduce, poi, ad un’aula rettangolare aperta sulla strada, decorata da marmi sulle pareti e pavimentata con un mosaico bianco e nero. Ai muri laterali della sala sono addossati i balconi, sotto i quali si aprono degli arcosoli utilizzati in epoche successive per sepolture ed inumazioni.
La necropoli di via Celle (english version)
The Roman necropolis, which can be dated between the 1st and 2nd century A.C., stands in the current area of via Celle, i.e. in ancient times along the stretch of the via Consularis Puteolis-Capuam, at the point where the via Puteolis-Neapolim joins. From the sepulchral area, a group of fourteen funerary mausoleums, the so-called columbaria, was identified, already discovered in the 18th century (and so called due to their resemblance to the places that house pigeons: most of them were used as “cells” for shelter of livestock, from which the present road takes its name), while the first regular excavations date back to the 1930s; but only in the 1960s was it possible to liberate the entire group of buildings along the east side of the road.
The funerary complex includes various types of funerary buildings, and also various areas intended for the execution of rites related to the cult of the dead. These are buildings with rooms covered with a barrel vault and walls characterized by niches intended to contain the urns with the ashes of the deceased. The buildings are often developed on several levels, in order to accommodate the incinerations of members of guilds and collegia. Starting from the II century A.C. with the new rite of inhumation, mausoleums were used for formae burials. Close by, was brought to light the only building in the complex not used for burial and interpreted as a collegium funeraticium, (an association whose members, mostly in poor economic conditions, by joining together, could ensure a decent burial with little expense) characterized by a rectangular plan developed around a courtyard in the center of which a mausoleum was erected, the only one covered in large parallelepiped blocks in piperno. Here decorative elements in marble are conserved, as well as a black and white mosaic flooring, witnesses of the ancient prestige of the complex. To the north of the courtyard there are two rooms, while to the east and south there is a corridor with a portico on two floors, along which, in the northern wing, there are a series of service rooms on two levels; while, in the North-East corner, a small courtyard, equipped with a cistern, allows access via a staircase to the upper floor that has the same plan as the lower one. The southern arm of the corridor then leads to a rectangular hall open onto the street, decorated with marble on the walls and paved with a black and white mosaic. The balconies lean against the side walls of the room, under which there are the arcosolia used in later periods for burials and inhumations.