Parchi naturali
Oasi naturalistica di monte Nuovo
Salendo alla cima del cratere dal versante Sud, il panorama va da Capo Posillipo a Nisida, dal centro di Pozzuoli a Capo Miseno e, in giornate limpide, arriva alla Penisola Sorrentina. Dal bordo si vedono le ripide pareti interne e il fondo del cratere che si può raggiungere percorrendo un sentiero immerso tra i pini.
Un altro sentiero consente di fare l’intero giro dell’orlo craterico, fino ad affacciarsi sul Lago d’Averno. Da qui si vedono i due laghi, punta dell’Epitaffio e l’isola d’Ischia e, continuando in senso orario lungo il percorso, Monte Barbaro.
Con l’eruzione vulcanica del 1538 la topografia del luogo cambiò totalmente: venne cancellato completamente il villaggio di Tripergole con tutti i suoi edifici civili, religiosi e militari e vennero totalmente distrutte o sepolte le antiche sorgenti termali di epoca romana che si trovavano presso il villaggio ed inoltre distrutti per sempre anche i resti della villa di Cicerone.
Riserva naturale Cratere degli Astroni
Il Cratere degli Astroni è l’unico, insieme a Monte Nuovo, ad essersi conservato intatto fra le centinaia di crateri presenti nei Campi Flegrei. E’ una riserva naturale che ricade nel comune di Pozzuoli, istituita dal Ministero per l’Ambiente nel 1987 è gestita dal WWF Italia. Sul significato del termine Astroni esistono diverse ipotesi. Una di queste fa derivare l’origine del nome dalla parola Sturnis, per l’abbondante presenza di storni di aironi nell’area; alcuni invece ritengono che derivi da Sterope, un Ciclope che, secondo la mitologia, viveva in quest’area. Secondo un’altra ipotesi ancora, Astroni nasce dal termine Strioni o stregoni che, stando ad alcune credenze popolari dell’epoca, realizzavano nel cratere i loro riti magici. È attraversato da sentieri naturali ed osservatori per l’avifauna, attrezzati con pannelli esplicativi e bacheche, per un totale di 15 km di percorsi diversificati. Fino al 2005 è stato sede di un importante centro di recupero per la fauna selvatica. Il cratere ha un’estensione di circa 250 ettari ed un perimetro di circa 6,5 km. All’interno del cratere vi sono 3 colli (Imperatrice, Rotondella, Pagliaroni) che ne occupano gran parte della superficie mentre nel punto più basso del cratere si trovano tre laghetti (Lago Grande, Cofaniello Piccolo e Cofaniello Grande) ricchi di specie animali e vegetali. Durante il regno dei Borbone è stato uno dei siti reali caccia, dove i sovrani organizzavano battute di caccia soprattutto ai cinghiali e ai cervi.
A seguito delle crisi bradisismiche del 1970 e de 1983, l’attività della Solfatara, che rappresenta un certo pericolo per le circostanti aree urbanizzate, è sorvegliata da una rete di strumenti, che fanno del vulcano un laboratorio naturale di studi geologici. Durante la cosiddetta seconda crisi di Pozzuoli del 1983-84, quando il bradisismo montava ad un ritmo di 3 mm al giorno, i numerosissimi terremoti che quotidianamente accompagnavano il fenomeno nel suo parossismo, causarono una frattura trasversale attraverso tutta la spianata della caldera, la quale impiegò parecchi mesi per ricolmarsi: da allora, per ovvi motivi di sicurezza, la caldera è ampiamente recintata, obbligando i visitatori a percorrerla in gran parte perimetralmente. Il cratere è facilmente raggiungibile dopo aver oltrepassato l’ingresso (qui si può usufruire di un’area adibita a campeggio organizzato). Passeggiando all’interno del cratere non abbiate paura se avvertite una strana sensazione di vuoto sotto i piedi: la disgregazione prodotta dai gas e dalle fumarole rende possibile questa illusione acustica. Lo spettacolo risulta incredibilmente suggestivo e presenta la connotazione tipica del vulcanesimo attivo, con fumarole, lievi tremori sismici, deformazione periodica del suolo.
Il paesaggio gode di numerosi contrasti cromatici: si va dal biancastro del suolo e del vapore al grigio dei fanghi, al colore rosso delle pareti circostanti, al giallo dello zolfo, al verde della vegetazione circostante. La Bocca Grande è la principale fumarola della Solfatara con il vapore, dal caratteristico odore di zolfo simile ad uova marce, che raggiunge temperature di circa 160°; qui aveva sede il vecchio Osservatorio vulcanologico borbonico.
Le Stufe Antiche, realizzate nell’Ottocento ed in seguito rivestite di mattoni, sono due grotte naturali che utilizzando i vapori delle fumarole erano sfruttate ai fini termali.
Unico polmone di verde nella città , questo luogo è unico nel suo genere perché, oltre a fungere da parco pubblico, conserva al suo interno interessanti resti di età romana. Nel parco sulla destra si notano una serie di ambienti di raccolta delle acque paralleli a via del Carmine, al di sotto del livello stradale, che per la loro suddivisione in numerosi compartimenti comunicanti, vengono chiamati tradizionalmente Centocamerelle. Il parco occupa una zona in pendio da settentrione verso il mare e presenta due ingressi: da via del Carmine e da via Rosini. Ricordiamo che quest’ultima via è legata al foro dell’antica Pozzuoli e che numerose testimonianze del passato sono presenti nei pressi e all’interno del parco. Nei pressi dell’ingresso meridionale, su via Rosini, si può vedere la piscina Lusciano.
Piscina Lusciano
Piscina Lusciano e le Centocamerelle (Bacoli): anche questi monumenti avevano la funzione di cisterne per l’acqua, oggi in parte inserite nelle strutture di Villa Avellino (in via Carmine). La pianta della c.d. Piscina Lusciano è particolare, divisa in cinque navate da pilastri cruciformi, con la vasca centrale in origine suddivisa da banconi e simile dunque per struttura e funzionamento alla piscina Cardito, benchè sia più antica di quest’ultima, poichè datata all’età flavia (seconda metà del I sec.d.C.). “Le Centocamerelle” è anch’essa una grande cisterna (50x20m), la quale, come si comprende dal nome erudito, risulta organizzata in una serie di piccoli ambienti tra loro comunicanti, realizzati in opera reticolata e rivestiti di cocciopesto.