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Parco archeologico di Cuma

Anfiteatro:

L’Anfiteatro di Cuma è posto fuori la cinta muraria della città, si trova infatti nel comune di Bacoli in via Cuma 434, e nonostante sia ben riconoscibile non è stato ancora esplorato: sfruttando in parte la pendenza del monte Grillo ed in parte un terrapieno, la sua costruzione è datata tra il II ed il I secolo a.C., mentre nel II secolo fu interessato da importanti lavori di restauro; tra il V ed il VI secolo, quando aveva ormai perso la sua funzione originaria, al suo interno furono istallate delle fornaci per la produzione di ceramiche. Occupato oggi da un frutteto, si riconoscono solo le arcate della summa cavea, conservate quasi per intero; l’asse maggiore dell’anfiteatro misura circa novanta metri, gli ingressi dovevano trovarsi lungo il lato nord ed est, mentre le gradinate furono spogliate dei rivestimenti in marmo già in epoca antica. L’edifico si trovava in una posizione strategica, cioè alla confluenza di due percorsi viari, che dalla porta sud di Cuma, la Croce di Cuma, permetteva di raggiungere gli altri grandi centri dell’area dei Campi Flegrei, il lago Lucrino ed il Fusaro.

L’Antro della Sibilla e l’Acropoli di Cuma

Durante gli scavi archeologici effettuati nel 1932 dall’archeologo Amedeo Maiuri per riportare alla luce Cuma (la più antica colonia greca situata tra Pozzuoli e Bacoli) fu rinvenuto l’Antro della Sibilla, una galleria artificiale di epoca greco-romana al cui interno, secondo la tradizione, la Sibilla Cumana (citata nell’Eneide) diffondeva i suoi oracoli. L’antro, crollato nella parte iniziale, è interamente scavato nel tufo ed ha un andamento perfettamente rettilineo, anche se tende a scendere verso la parte terminale: ha una forma trapezoidale nella parte superiore (stratagemma antisismico utilizzato dai greci), e rettangolare in quella inferiore, frutto dell’abbassamento del piano di calpestio durante il periodo augusteo. La struttura è lunga 131 metri, alta cinque metri e larga appena due metri e mezzo.
Lungo la parete occidentale, con la stessa forma dell’antro, furono realizzate dai romani nove aperture, di cui tre murate, con lo scopo di illuminare l’ambiente, per permettere il ricambio dell’aria e raggiungere il terrazzamento sul quale erano posizionate le macchine da guerra; sulla parete est si apre invece una stanza che conduce a tre ambienti, con pavimento ribassato, utilizzati come cisterne e poi come luogo di sepoltura, così come tutto il resto della struttura. L’antro termina con una sala nella quale si aprono tre nicchie: la prima per illuminare l’ambiente, la seconda a fondo cieco e la terza, con le dimensioni di un cubicolo, dove risiedeva la Sibilla.
La Sibilla Cumana, somma sacerdotessa dell’oracolo di  Apollo e di Ecate, è stata, fra tutte, la figura più influente della storia antica: la sua arte profetica infatti attirava l’attenzione e la curiosità degli Imperatori romani e dei nobili patrizi, che raggiungevano l’Acropoli di Cuma  appositamente per interrogarla.

Di Cuma sono attualmente visitabili anche l’acropoli e la città bassa. Sulla spianata più alta dell’acropoli sorgeva il cosiddetto Tempio di Giove, mentre su quella inferiore sorgeva il Tempio di Apollo; questi due edifici sacri erano poi collegati tra loro da un antico asse, noto come Via Sacra, lastricato in età augustea.
Ai piedi dell’acropoli si estende la città bassa, vero abitato di Cuma. In essa le sporadiche esplorazioni condotte nel ‘700 e nel ‘900 hanno rilevato cospicue testimonianze di edifici del periodo sannitico e romano, concentrati soprattutto nella zona del Foro con il suo portico in tufo: il Capitolium, il Tempio con portici sul lato meridionale della piazza, la “Masseria del Gigante”, le “Terme centrali” e le Terme del Foro.
Scavi sistematici eseguiti a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso ed indagini in profondità hanno documentato una lunga frequentazione del luogo dall’età arcaica sino ad epoca tardo antica. Le più antiche testimonianze dell’occupazione del sito in età preistorica e protostorica (che provengono dalle necropoli esplorate nel corso dell’Ottocento e alla fine del Novecento con i reperti trovati nel corso degli scavi archeologici condotti nell’ager Cumanus), sono in parte esposte nel nuovo allestimento del Museo dei Campi Flegrei a Baia.

L’Antro della Sibilla e l’Acropoli di Cuma (english version)

During the archaeological excavations carried out in 1932 by the archaeologist Amedeo Maiuri to bring to light Cuma (the oldest Greek colony located between Pozzuoli and Bacoli) the Antro della Sibilla was found, an artificial gallery from the Greco-Roman era inside which, according to tradition, the Sibilla Cumana (mentioned in the Aeneid) delivered her oracles. The cave, collapsed in the initial part, is entirely excavated in the tuff and has a perfectly rectilinear course, even if it tends to descend towards the end: it has a trapezoidal shape in the upper part (an anti-seismic stratagem used by the Greeks), and rectangular in that lower, the result of the lowering of the walking surface during the Augustan period. The structure is 131 meters long, five meters high and just two and a half meters wide.
Along the western wall, with the same shape as the cave, nine openings were made by the Romans, three of which were walled up, with the aim of illuminating the environment, to allow the exchange of air and to reach the terrace on which the War machines were; on the east wall there is instead a room that leads to three rooms, with a lowered floor, used as cisterns and then as a burial place, as well as the rest of the structure. The cave ends with a hall in which three niches open: the first to illuminate the environment, the second with a blind end and the third, with the dimensions of a cubiculum, where the Sibyl resided.
The Sibilla Cumana, high priestess of the oracle of Apollo and Hecate, was, of all, the most influential figure in ancient history: her prophetic art in fact attracted the attention and curiosity of Roman emperors and noble patricians, who reached the Acropolis of Cuma specifically to interrogate her.

Of Cuma, the acropolis and the lower city can also be visited. On the highest esplanade of the acropolis stood the so-called Temple of Jupiter, while on the lower one stood the Temple of Apollo; these two sacred buildings were then connected to each other by an ancient axis, known as the Via Sacra, which was paved in the Augustan age.
At the foot of the acropolis lies the lower city, the true habitation area of Cuma. In it the sporadic explorations conducted in the 18th and 19th centuries have revealed conspicuous evidence of buildings from the Samnite and Roman periods, concentrated above all in the Forum with its tuff portico: the Capitolium, the Temple with porticoes on the southern side of the square, the “Masseria del Gigante“, the “Terme centrali” and the Terme del Foro.
Systematic excavations carried out starting from the last decade of the last century and in-depth investigations have documented a long attendance of the place from the archaic age up to the late ancient period. The oldest evidence of the occupation of the site in prehistoric and protohistoric times (which come from the necropolises explored during the 19th century and at the end of the 20th century with the artifacts found during the archaeological excavations conducted in the ager Cumanus), are partly exhibited in the new layout of the Campi Flegrei Museum in Baia.

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