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Procolo

Secondo la narrazione più antica Procolo, diacono della comunità cristiana puteolana, sarebbe stato martirizzato nell’anno 305 nel corso della persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. Da questi scritti si apprende che il vescovo di Benevento Gennaro si era recato a Pozzuoli per visitare il diacono Sosso di Miseno, incarcerato per aver difeso il proprio vescovo. Anche Gennaro fu incarcerato perché confessò di essere cristiano e vescovo. Stessa sorte subirono il diacono Festo e il lettore Desiderio anch’essi di Benevento. I quattro furono condannati alla decapitazione. Il diacono puteolano Procolo e i laici Eutiche e Acuzio anch’essi di Pozzuoli vennero incarcerati e condannati alla stessa pena perché avevano preso le difese dei compagni di fede. I sette cristiani subirono la decapitazione nei pressi della Solfatara in un luogo dove verso la fine del VI secolo venne eretta una chiesa in onore di san Gennaro. Secondo la tradizione popolare i sette martiri furono prima rinchiusi nelle celle dell’anfiteatro Flavio perchè condannati ad essere divorati dalle belve nel corso di uno dei tanti spettacoli che si svolgevano nell’arena puteolana. Qui però avvenne il miracolo, in quanto gli animali si inginocchiarono al cospetto dei sette condannati. Per questo furono trasferiti nel Foro dove il magistrato giudicante li condannò alla decapitazione. Il corpo del martire Procolo fu sepolto, stando alle fonti, nel pretorio di Falcidio che dovrebbe trovarsi nei pressi della necropoli di via Celle. Il nome Proculus è molto ricorrente nella lingua latina ed è riferito al figlio nato mentre il padre era lontano. La festività di san Procolo veniva celebrata il 18 ottobre ma fu poi spostata,con decreto della Congregazione dei Riti del 10 dicembre 1718, al16 novembre in quanto ad ottobre molti puteolani erano impegnati nei lavori dei campi. Le relique del Santo, insieme a quelle di san Gennaro e di sant’Eutiche, secondo fonti storiche, sarebbero state trafugate nell’anno 871 e portate da un cavaliere svevo nell’abbazia di “Angia Dives” nell’isola di Reichenau sul lago di Costanza in Svizzera, dove furono conservate .Una parte delle relique del martire furono riconosciute e recuperate grazie alle ricerche di Mons. Antonio Gutler,confessore della regina di Napoli Maria Carolina. Le relique di san Procolo furono riportate a Pozzuoli il 13 maggio 1781. Da allora la città di Pozzuoli e la diocesi, con solenni festeggiamenti rievocano il ritorno dei resti mortali di san Procolo nella città natale. Nella seconda domenica di maggio, le reliquie e il busto argenteo del Santo martire vengono portate in solenne processione per le vie della città, insieme al busto marmoreo di san Gennaro e a quello ligneo di san Celso, secondo vescovo di Pozzuoli, vissuto nel I secolo d.C. La comunità cristiana di Puteoli venerò quasi da subito il martire Procolo, come principale patrono della città e della diocesi dedicandogli la cattedrale barocca, posta sul rione Terra, completamente distrutta da un incendio nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1964.

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